Quanto materiale per Charlie Hebdo!

« I primi giorni del gennaio 2015 sconvolsero la Francia furono il causus belli di una nuova guerra mondiale. Una guerra diversa dalle altre, senza scontri tra eserciti. Una guerra mondiale basata sul terrore, sullo scontro tra civiltà e sullo scontro tra religioni, dove quella islamica è allo stesso tempo vittima ed aggressore. »-I libri di storia di un futuro prossimo potrebbero cominciare così la descrizione del momento in cui stiamo vivendo. D’altronde qualcuno lo pensa e lo dichiara senza grandi indugi. Ma se gli storici del futuro giudicheranno positivamente la storicità delle parole di Alain Finkielkraut o di un Giuliano Ferrara, forse questi giorni saranno raccontatati in modo alterato.

Ma torniamo alla realtà.

charlies balles tragiques

I fatti che si sono susseguiti negli ultimi giorni a Parigi nella sede del settimanale Charlie Hebdo e nella sua periferia hanno dimostrato tante cose:

  •  l’uomo è l’essere più debole, il più forte, il più malleabile, il più malvagio in Natura.
  •  l’uomo può provare dolore e compassione quando viene attaccata la sua alterazione preferita ( l’umorismo e tutte le sue declinazioni).
  • La solidarietà spontanea formata subito dopo l’attentato al settimanale è stata metà vera  e metà falsa. Da applaudire quelli che sinceramente credono che l’assalto a Charlie Hebdo sia stato un attacco alla libertà d’espressione- concetto vitale per un mondo sporco come il nostro. Sono pochi ma buoni. Sdegno per quelli che Giorgio Gaber definisce delle caramelle di merda ricoperte di cioccolato. Questi invece sono tanti e poco definibili.

La presa degli ostaggi al negozio Kosher da parte di Amedy Coulibaly e l’assalto a Dammartin –en-Goele dei fratelli Kouachy, dopo aver ucciso la redazione del settimanale sattirico, hanno dimostrato il fallimento totale dei servizi segreti francesi. L’intelligence francese, seconda sola a quella americana è la prima indagata di questo affare. Tutto ciò si poteva evitare, si doveva evitare. Come si potevano evitare le tesi complottiste di Beppe Grillo, le quali però hanno la giusta linfa per intrecciarsi e tessere scenari intriganti. D’altronde tutti si sono posti la questione. Come si fa a non arrestare oppure trovare 4 persone, dopo aver mobilizzato polizia, gendarmeria, esercito, intelligence?

L’operato inefficiente dei servizi segreti francesi è un altro dettaglio che dimostra come la questione della comunità musulmana in Francia deve essere trattata in maniera trasparente e totalmente diverso dal modo in cui è stata trattata da quando essa è nata, cioè dal secolo scorso. Questa comunità ha reso la Francia per tanto tempo un paese forte in molti aspetti; in termini economici (materie prime dalle ex colonie a buon prezzo, forza lavoro, tasso di natalità, etc), in termini sociali ( laicità, tolleranza, multiculturalismo etc). Nello stesso tempo, come ogni comunità, anche quella musulmana comporta delle problematiche (e la letteratura e i fatti non mancano per conoscerle) ma che sono spesso trattate in modo superficiale o peggio nascoste non solo fisicamente nelle banlieues, nei rapporti, nelle statistiche, nelle leggi della repubblica Francese.

Nell’ultimo libro di Stephan Houllebecq, popolarissimo anche grazie a Charlie Hebdo, si immagina un ballottaggio tra un partito musulmano e il fronte nazionale. Il partito musulmano lo vince e instaura un regime islamico nella Francia del 2022.

Speriamo che il libro non sia tragicamente profetico come l’ultima vignetta di Stephane Charbonnier, ma soprattutto speriamo che l’esito contrario del ballottaggio non si verifichi mai.

Niente di nuovo sul fronte nazionale

“Sisma in Francia!” titolano i giornali di tutto il mondo all’indomani delle elezioni europee del 25 Maggio. “Choc” è la parola più usata dalla classe politica francese e dall’opinione pubblica. Choccante era il viso di Manuel Valls in un intervento registrato subito dopo i risultati. Sembrava che piangesse o che fosse uscito da una rissa andata male, ma forse il trucco era fatto male oppure la qualità del video era scarsa. Infine, “vergogna!” è la sentenza di coloro che hanno immaginato un colpo di reni da parte di quelli che credono ancora nell’Europa (talvolta veramente, talvolta per detto dire, talvolta perché è sempre bello credere in un’utopia).

Dopo i festeggiamenti del FN e i soliti riti post – risultato ( ad esempio la richiesta delle dimissioni del governo e lo scioglimento delle camere) si passa all’analisi politica per capire come mai la Francia ha fatto diventare un partito xenofobo, antieuropeista e razzista prima forza politica del paese.A cos’è dovuto questo terremoto?

In queste ventiquattro ore sappiamo già tutto e ne sapremmo di più nei mesi e nei prossimi anni con pubblicazioni e articoli che spiegheranno per filo e per segno questo “incidente”.

In primis, il tasso elevatissimo di astensione. Poi la divisione della destra repubblicana tra copeisti, fillonisti e sarkozisti. Infine, la caduta libera della sinistra, dovuta all’operato, per niente esaltante, di Francois Hollande. I numeri preferiamo lasciarli agli altri, a quelli che riescono a cambiarli sia prima o che dopo le elezioni secondo i propri interessi. Tra le cause di questo trionfo di Marine le Pen, si aggiungono il suo discorso antieuropeo e la tematica anti – immigrazione che ha infiammato la Francia accendendo le simpatie verso la figlia di Jean Marie Le Pen. Mettiamoci anche il cambiamento del partito stesso. Ora l’FN non è più un partito anti sistema. E’ una partito moderno, sta dentro al sistema e si abitua facilmente. Non vuole essere più estremista. La sua ideologia è ancora fuori ma pian piano sta entrando nel sistema politico. D’altronde, dal 2007 il partito di centrodestra UMP, cerca di assimilare questa ideologia ma non le viene facilmente. La destra gollista non può essere xenofoba ma potrebbe attirare le simpatie della classe operaia la quale, dopo la caduta del muro di Berlino, non è più di sinistra. Almeno nel continente europeo.

Ma queste sono delle spiegazioni politiche. Si tratta di ragionamenti razionali e logici ma sempre politici. Ma la politica è una prostituta. Anche una prostituta ragiona con dei criteri qualitativi e quantitativi per attirare il proprio cliente e avere il proprio interesse e se lo perde sa che prima o poi tornerà, basta trovare un metodo. 95244070

La questione è più profonda dello score di FN, che è già stato relativizzato. Nell’opinione pubblica francese, già si evidenzia la differenza di voti tra Jean Marie le Pen del 2002 e il risultato di Marine le Pen di domenica scorsa. Il padre nel primo turno aveva preso più voti. Ma l’opinione pubblica non contestualizza. Se contestualizzasse, non sarebbe più opinione pubblica, cioè effimera. La questione è più profonda e forse i francesi se ne sono resi conto. In Francia le idee di Marine Le Pen piacciono un po’ a tutti, chi le dimostra direttamente votandola chi le dimostra astenendosi, chi ha troppo pudore o troppo paura di uscire da una situazione di disagio oppure di anestesia.

L’anti europeismo è sempre stato uno stato d’animo presente nei francesi. Più che anti europeismo è una sorta d’ignoranza volontaria dei francesi verso l’Europa e tutto ciò che non è francese. Per i francesi l’Europa non c’è, non serve. Non è come in Francia.

L’Europa dei popoli, della pace, l’adozione da parte della UE della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino sono poco rilevanti agli occhi dei francesi.

Ci sarebbe Jacques Delors, uomo politico francese e un presidente di Commissione rivoluzionario. Rivoluzionario perché le politiche di austerità e la moneta unica nascono con la commissione Delors nella metà degli anni ’80 non con la crisi dei subprime. Il liberismo della Thatcher era già presente in una parte della sinistra europea molto prima di Tony Blair. E poi la PAC, che dà tanti soldi ma non si sa che fine fanno poiché gli agricoltori francesi sono sempre incavolati. Infine, l’asse Parigi – Berlino, ma loro ( i tedeschi) sono sempre stati più forti. Resterebbe quindi solo il ricordo storico del padre fondatore Robert Schumann come unico riferimento positivo dell’Unione Europea.

Jean Luc Mélénchon, candidato del fronte di sinistra, con il suo programma di estrema sinistra proponeva i stessi punti del FN, ma si è fermato al 4%. Perché? E’ lui stesso che lo spiega, subito dopo i risultati, che in Francia i criteri sociali sono stati sostituiti da dei criteri etnici.

I criteri etnici di cui parla l’antagonista di Marine Le Pen esistono da almeno 40 anni in Francia. Etnico per il genere umano è una bruttissima parola, tanto quanto la parola razza. Però da quando le persone provenienti dalle ex colonie cominciarono a stabilirsi definitivamente in Francia esiste una questione immigrazione ovvero etnica per il FN. Ora siamo alla seconda e terza generazione e non si tratta più di semplice immigrazione, però rimane un tema ancora di attualità. D’altronde esiste come in tutta Europa (la Francia è il terzo paese che accoglie più immigrati dopo Inghilterra e Spagna) e si è accentuata moltissimo con i disordini della Primavera araba. L’immigrazione è un argomento molto considerevole e  fa molto comodo in campagne elettorali. Ma l’immigrazione porta con sé altre tematiche sociali, integrazione, assimilazione, convivenza, xenophobia etc etc… razzismo?

La Francia è un paese che ha una popolazione dove su 10 persone 7 hanno almeno una origine straniera. Tanto inchiostro è stato buttato sull’immigrazione, sui maghrebini, sull’integrazione, la laicità e l’accoglienza del popolo francese verso gli stranieri. Ma lo choc del giorno dopo le elezioni rimane. Lo stesso choc delle presidenziali del 2002. Come lo choc delle rivolte nelle banlieu del 2005. Le rivolte nelle banlieu ci sono sempre state ad intervalli irregolari ma forti, da almeno il 1983. Eppure dopo 40 anni un arab rimane un arab, l’immigrazione è pericolosa e toglie il lavoro ai francesi. La Francia deve restare ai francesi e dobbiamo dire no a quell’europa che permette a tutti di mouversi liberamente.

La Francia sembra un malato in stato vegetativo e i francesi sono dei sedati, che qualche volta si svegliano grazie a degli choc, per poi riaddormentarsi tenendo un mezzo occhio aperto per quelle medicine utili per respirare nell’agonia: le 35 ore lavorative, il salario minimo, champagne/ fois gras, la baguette a 90 centesimi e i sussidi di disoccupazione subito dopo i sei mesi di attività . Per tutto il resto, tendono ad utilizzare con una elegante ed ostentata indifferenza il moto “on s’en fout”, almeno fino al prossimo choc.

 

 

 

Senza conoscere i risultati finali, noi sappiamo che il PPE è in vantaggio ed io ho il diritto legittimo di diventare il prossimo presidente della commissione europea”- dichiarava qualche minuto dopo il candidato della PPE Jean Claude Junker con quella arroganza tipica di Bruxelles che ha contribuito alla nascita dei populismi in tutta Europa e che ha cresciuto il sentimento antieuropeo dei popoli del vecchio continente in quest’ultimo ventennio e che continua ancora a crescere in questo momento.

Com’è facile bruciare una terra già bruciata.

Non avranno la stessa attesa dell’inizio dei mondiali di calcio in Brasile, però quest’anno le elezioni europee sembrano diverse. Almeno la campagna che le precede, è piuttosto euforica; piena di suspense ed molto pubblicizzata, tanto che qualche giorno fa mentre si guardava un video su youtube che aveva poco a che fare con l’Europa, ci siamo imbattuti su un sorridente Martin Schultz .

La novite di questa nuovo tornante elettorale sono principalmente due e hanno solo un carattere quantitativo. Adesso gli stati dell’unione  sono 28 e c’è anche un abbassamento del numero dei deputati da 785 a 750 più un presidente. Lo scrutinio rimane proporzionale plurinominale ( ma ogni stato è libero di scegliere le modalità cioè liste e sbarramenti). Un’altra novità riguarda anche la candidatura per il posto di presidente della commissione. Quindi scegliendo per una lista si dovrebbe scegliere direttamente anche il presidente della commissione. Si usa il condizionale poiché pur essendo scritto sul nuovo trattato europeo ( Lisbonna 2007) ultimamente si preannuncia un compromesso tra i capi dell’unione nel caso in cui i risultati delle elezioni fossero “poco limpidi”. Cinque sono i candidati officiali; Martin Schulz (PSE), Jean-Claude Juncker (PPE), Guy Verhofstadt (liberali), Alexis Tsipras (sinistra europea ), Ska Keller (verdi europei).

Spesso le elezioni europee sono state solo un test politico di metà mandato per molti governi europei e l’astensione è stato il filo conduttore di queste elezioni che chiamano comunque ale urne più di  500 milioni potenziali elettori .

La crisi europea di questo ultimo decennio è la situazione dramatica nel sud Europa, pare abbia aumentato l’interesse della politica e delle persone, ma in senso negativo. Per una buona parte della classe politica europea, l’Europa è diventato un fardello da sopportare, un apparato burocratico che aggrava la situazione economica interna. E’ lontana e si occupa di temi lontani dalla quotidianità ( immigrazione, schengen etc etc). Si tratta quindi di una visione critica degli esponenti europei ( critica ma…costruttiva!..siamo sempre in campagna elettorale). Se questo è il pensiero di destra e sinistra italiana e francese, ovviamente con qualche sfumatura, tutt’altro è il pensiero di quelli che hanno una visione, non critica ma negativa dell’Europa.

I populisti e gli anti europei hanno forse l’occasione giusta per raggiungere il loro scopo. Bruciare l’Europa.

A parte la lista guidata dall’esponente della sinistra greca Alexis Tripras, che vuole riunire i nostalgici di una sinistra socialista che a livello europeo non ha mai avuto il discreto successo che potrebbe aver avuto in certi paesi europei dopo la caduta del muro – vedi Rifondazione comunista, die Linke etc.., le altre liste propongono la fine dell’Unione Europea con diverse forme; la più classica l’uscita dall’unione monetaria.

Dopo il discreto successo delle elezioni, il Fronte Nazionale potrebbe bissare nelle europee, questa volta avvantaggiato anche dal sistema elettorale. Niente doppio turno, niente fronte repubblicano, niente sbarramento al primo turno e poco importa se Jean Marie Le Pen augura un’epidemia mondiale per fermare l’immigrazione. Importa talmente poco che la notizia di 24 ore fà è stata presto dimenticata dall’opinione pubblica francese.

Diverso è il caso di Beppe Grillo in Italia, uno che sembra una mina vagante; un giorno fà comizi violenti ed applaude coloro che fischiano l’inno italiano e l’altro giorno va a porta a porta facendo il politico. Abbiamo imparato a conoscere Grillo non solo in Italia ma non sappiamo il suo effetto in Europa, di sicuro se il suo score sarà rilevante, l’impatto sarebbe forte ma anche interessante. E molti ne hanno paura.

europaCome ad ogni elezione europea, sia in Francia che In Italia, si coglie l’occasione per mescolare i temi europei con i temi nazionali ma anche per un tentare un ultimo colpo di reni come il caso Silvio Berlusconi, condannato ma pur sempre libero di fare campagna elettorale e criticare l’Unione Europea. In Francia c’è l’ennesima dichiarazione avanti l’ennesima pre – elezione di Sarkozy che oramai prepara la sua rientrata in scena. Per quanta riguarda la sinistra, questa sembra attendista non avendo ancora recuperato e soprattutto non avendo ancora capito perché ha perso le elezioni locali. Diverso è lo stato della sinistra in Italia, stimolata ancora da quel poco entusiasmo disperato che è rimasto a Matteo Renzi.

Avrete notato che abbiamo parlato di Europa, elezioni europee ma non di parlamento europeo. Si vota per scegliere il parlamento europeo ma vista la campagna elettorale e l’atteggiamento degli stessi protagonisti politici nazionali ed europei. Il parlamento europeo  è considerato dagli stessi attori come lo definisce il politologo Silvain Kahn ovvero un ODNI ( objet democratique non identifié- oggetto democratico non identificato), quindi meglio non parlarne più di tanto.

Europe, mon amour

Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso…e pubblica il falso, diceva Mark Twain. Aggiungiamoci anche che il giornalista spesso che pubblica quello che pubblica qualcun altro oppure quello che gli pare a lui o qualcun’altro. Sembra una buona sintesi di quello che è successo a molti giornalisti, editorialisti, corrispondenti, illustri e non, in Italia negli ultimi giorni sulle elezioni amministrative in Francia.

Da domenica sera fino in questo momento, e si andrà avanti fino la domenica prossima, quando si svolgeranno i ballottaggi che decideranno i nuovi amministratori locali francesi, per gli italiani il Fronte Nazionale ha vinto le elezioni amministrative. Non siamo delirando neppure troppo esagerando. Per il nostro paese, il partito populista (ex-razzista?) abbastanza omofobo e xenofobo e, per quello che ci s’interessa, anti –europeista, guidato da Marine Le Pen, ha avuto un successo eccezionale nelle ultime elezioni.

Secondo fonti del Ministero dell’Interno Francese, la destra UMP ha ottenuto il 46,44% delle preferenze, il primo turno, il partito socialista 38,20% e le liste del Fronte Nazionale hanno ottenuto il 4.70% e non hanno presentato delle liste in tutta Francia.

Dicono di guardare i numeri per giudicare. Ora se questi numeri confondono, comunichiamo delle informazioni che i mass media italiani potevano recuperare in ogni sito d’informazione oppure in siti istituzionali francesi. Solamente in un vecchio comune di minatori nel nord della Francia si è scelto un sindaco del Fronte Nazionale. Henin- Baumont conta all’incirca 26,000 abitanti.

La prima notizia è che mai un sindaco di FN è stato eletto al primo turno. La seconda notizia è che il fronte nazionale è in vantaggio nel primo turno in molte località come Perpignan 120000 e Beziers 72 000 abitanti. Si tratta delle uniche medie – grandi località, dove il partito di Marine Le Pen ha un discreto vantaggio. Il resto si tratta di piccole comunità o piccolissime città. Parliamo sempre di ballottaggio quindi non vittoria.

Molte sono le spiegazioni per questo discreto successo del Fronte Nazionale, tutte validi. Innanzitutto l’impopolarità storica del presidente François Hollande, e di conseguenza della sinistra. Un’astensione paurosa. Su dieci francesi, quattro non sono andati a votare. Ed infine, lo sgretolamento del Fronte Repubblicano, ovvero l’alleanza tra destra e sinistra repubblicana ogni volta che bisognava affrontare un candidato del FN durante una tornante elettorale. Ricordiamo in questo caso l’elezione presidenziale del 2002, quando il partito socialista invitò i propri elettori a votare Jacques Chirac nel ballottaggio drammatico contro Jean Marie Le Pen.  La fine del fronte repubblicano arriva nel 2011, quando Nicolas Sarkozy, nel pieno tentativo di conquistare gli elettori del FN, estremizzando il proprio partito UMP impose il né…né. Cioè in caso di ballottaggio non si vota né il PS né il FN.

Ora, bisogna ammettere l’allarmismo di molti media ed istituzioni italiane o europee su questo exploit dell’estrema destra anti europeista in Francia. Per di più questa ondata blu ( vague blue) arriva poco prima delle elezioni europee, dove il fronte nazionale ha sempre avuto degli ottimi risultati vigendo per queste elezioni un sistema proporzionale puro.

front-national-310x413Tutti quelli che hanno a cuore l’Europa hanno avuto tutto il tempo necessario (almeno 3 anni, da quando Jean Marie Le Pen ha lasciato le redini del FN a sua figlia) per capire la pericolosità di questo partito populista e per prendere le misure necessarie per combatterlo. Bastava vedere lo score di Marine Le Pen durante le presidenziali del 2012. Ma si è scelto di restare fermo ed aspettare, trovandosi adesso in pieno allarme e gridando disperazione. Non bisogna sorprendersi del discreto successo del FN alle amministrative e di quello che sarà alle europee, lì si che ci sara da preoccuparsi. Non bisogna sorprendersi dell’antieuropeismo (che cos’è l’europeismo?)francese. Ormai non bisogna più sorprendersi neppure della palude europea, sempre più puzzolente nel suo seccarsi.