Il 15 maggio del 2012 François Hollande prendeva de facto il potere e diventava il settimo presidente della V repubblica francese. Oggi, ad un anno esatto dalla sua vittoria il giudizio che regna sull’ ex segretario del partito socialista francese è tutt’altro che positivo. L’opinione pubblica, per quanto essa sia inessenziale, aumenta il dissenso dei francesi nel presidente che una anno fa prometteva nello stesso tempo cambiamento (changement) e unione tra i francesi (ressemblement). Il presidente Hollande appare sempre di più negli occhi dei francesi un pacioccone[1], che non si rende conto dell’importanza della sua funziona restando immobile, incapace di prendere decisioni e che spera di risolvere tutto con una battuta(il signor scherzetto)[2].
Il pessimismo antropologico dei francesi nei momenti di difficoltà non può spiegare l’impopolarità di Hollande. Il politologo Pascal Perrinau, specializzato oramai più nei sondaggi che nel studiare la politica, ci propone una tesi nella quale si riprendente una visione popolare che vedi i francesi votare a sinistra solo quando tutto va male. Politicamente, la Francia è la patria di una destra moderata e patriotica nel suo genere unica ma anche di una sinistra che più socialdemocratica e una sinistra formata da notabili. Ma il gaullismo e il socialismo francese sono stati preceduti nella storia francese da una destra estrema e nazionalista et dal trotzkismo. Quindi parlare dei francesi che sono semplicemente destra è riduttivo.
Il trionfo del 6 Maggio e le promesse di cambiamento di Hollande sembravano le premesse per una nuova epoca di speranza per i francesi, un po’ stufi e un po’ delusi dalla mancata “rottura” col passato di Sarkozy. Recentemente un documentario molto interessante raccoglie delle testimonianze, dove si suppone che la destra francese, delusa dal comportamento di Sarkozy, non abbia mobilitato tutte le sue forze per far vincere il suo candidato.
Il miraggio del cambiamento.
Il presidente vincente e forte d’entusiasmo parte subito all’offensiva mettendo in pratica alcune promesse che accontentano il popolo della gauche; si tratta dell’imposta sui redditi superiori a 1 milione di euro e del matrimonio gay, anche se la legge sul matrimonio per tutti ha diviso la Francia in due. Altri impegni elettorali di Hollande, favorevoli alla sua fazione politica si stanno mettendo all’opera o sono già stati votati, come la laicità a scuola o la fine del cumulo dei mandati, piuttosto difficile quest’ultima poiché si tratta di una pratica quasi universale della politica francese.
Ma la preoccupazione per il nuovo presidente e anche il mezzo per raggiungere il “rassemblement” tra i francesi era ed è il lavoro e la crescita economica. La fiducia del popolo francese a Hollande era basata decisamente su questo punto.L’inizio del quinquennio di Hollande prometteva una nuova ondata di cambiamento non solo in Francia ma soprattutto in Europa.
La missione di Hollande nei primi mesi del suo mandato è quella di far situare la Francia in mezzo al nuovo progetto europeo basato sulla crescita economica e sulla coesione politica e sociale tra i popoli europei. Il discorso del capo dell’Eliseo al parlamento europeo alla fine del 2012 e le sue riserve sul budget europeo, considerato troppo austero e contrario alla crescita economica dell’eurozona, sarebbe potuto passare per un momento rivoluzionario di fronte ai partigiani della austerity europea, capeggiati dalla cancelliera Angela Merkel. L’intento di Hollande di dare all’Europa una nuova visione può essere considerato innovativo anche di fronte ad una frangia del partito socialista francese, spesso suscettibile di fronte all’Unione Europea, quella sinistra che rifiutò nel 2005 la Costituzione europea. Ma tutti i buoni propositi di Hollande svaniscono il giorno dopo.
Il nuovo bilancio, il più ristretto della storia della comunità europea, è approvato anche dalla Francia. Anche alla Francia, come agli altri paesi europei, gli viene imposta una politica di rigore. Oltre all’austerità la Francia deve affrontare dei numeri della Francia allarmanti: la disoccupazione ha raggiunto un record storico a marzo 2013 del 12%, il deficit pubblico anche se abbassato da Hollande al 3,7% nel 2013 è ancora lontano dal fatidico 3% di Maastricht, infine l’aumento del debito pubblico (90.2 % nel 2013) e l’assenza di crescita (- 0,2% per il 2013) non donna tranquillità al socialista, la quale popolarità è ai minimi storici.
I problemi all’interno.
Come se non bastassero i numeri tragici del paese d’oltralpe, la popolarità di Hollande è minacciata da un clima politico molto effervescente.
Nel mese di dicembre escono sul sito media-parte delle indiscrezioni su un conto illegale in Svizzera al nome del ministro delle finanze Jerome Cahuzac. Il ministro, dopo un’indagine, dimissiona ma rifiuta l’accusa proclamandosi innocente di fronte al parlamento, per poi ammettere la sua colpevolezza.
Per Hollande e per il partito socialista sembra un fulmine in un cielo già pieno di nuvole. Il presidente si distanzia e accusa Cahucaz di aver tradito il partito, la fiducia del presidente e dei francesi. Però la situazione è incandescente anche all’interno del partito socialista. Si comincia a parlare di cambiamenti al governo e dello stesso primo ministro Ayrault, giudicato anche lui molto timido di fronte alle grandi responsabilità che deve assumere. Molti esponenti socialisti e anche ministri di primo rango come il ministro dell’industria Montebourg e il ministro dell’economia Pierre Moscovici cominciano a lanciare delle invettive esplicite contro la politica economica europea e contro il ruolo della Germania, colpevole di soffocare ogni tentativo di crescita dell’economia. Non è forse un caso che l’unico ministro ad avere una certa popolarità è il ministro dell’interno Manuel Walls, potenziale candidato ad un ruolo di guida del governo, anche se è considerato da tutti un non-socialista.
Che fare?
François Hollande è nato e cresciuto politicamente nella quinta repubblica e checché se ne dica del suo immobilismo, ha cercato di ribadire la proprio autorità come hanno fatto tutti i suoi predecessori all’Eliseo con un intervento militare. L’intervento della Francia nel Mali, all’inizio del 2013, anche se arriva in un momento “propizio” non va visto solo come un colpo di reni di Hollande per accrescere la sua popolarità ma anche come una consuetudine del presidenzialismo francese. Il presidente della Francia è sempre colui che può premere il bottone della bomba atomica e tutti i presidenti ad un certo punto utilizzano l’intervento militare, non solo per fini strategici ed economici (la Francia non riesce a farne a meno di una logica di potenza), ma anche per fini politici interni. E’ stato il caso di Mitterrand nell’intervento nell’ex-Jugoslavia e di Sarkozy in Libia.
Ma l’intervento in Mali non ha impedito né la chiusura delle fabbriche francesi né il crollo dell’industria francese in questi mesi. L’impopolarità di Hollande si è arrestata un attimo per poi ricrescere.
Ora, una parte dell’opinione pubblica pensa che un cambiamento della politica di François Hollande possa passare da un cambiamento del governo, sostituendo lo spento e il timido Jean –Marc Ayrault con una persona più carismatica, anche se la mancanza del carisma è una familiarità generale di questa legislatura, secondo i detrattori di Hollande. Ma oltre ai problemi gravi economici del paese, condita da una certa celata tensione nel senno del suo partito, François Hollande è minacciato anche da un’onda crescente degli estremismi politici francesi. Infatti l’impopolarità di Francois Hollande corrisponde alla popolarità di Jean Luc Melenchon, che qualche giorno prima ha riunito in una manifestazione i sindacati e tutto il popolo della sinistra, deluso dalle politiche del governo. Dall’atra sponda, bisogna sottolineare la crescita esponenziale del Fronte Nazionale di Marine le Pen. La figlia di Jean –Marie le Pen sta mettendo in atto un cambiamento radicale nel partito di estrema destra, ponendosi come l’unico partito, oramai di sistema, capace di proporre delle misure nuove per far uscire la Francia dalla recessione. Marine Le Pen si dissocia sia dall’UMP e dal PS, cercando di attrarre i delusi dei due grandi partiti francesi. In tutto questo sorprende anche un atteggiamento di distacco del partito d’opposizione dell’UMP, che critica ogni tanto Hollande ma sembra non profittarne del momento di difficoltà del socialista. In parte questo è dovuto alla confusione e alla divisione tra copeisti e fillonisti all’interno del partito neogollista ma soprattuto al sistema francese che dà all’opposizione un ruolo estremamente marginale durante tutta la durata di un mandato.
P.S
Questo articolo è stato scritto dopo la conferenza stampa di François Hollande del 16 Maggio, dove il presidente, dopo aver preso atto del momento di difficoltà del paese, ha spiegato le sue linee guida per il secondo anno del suo mandato, senza rinunciare alle intenzioni politiche dell’inizio mandato e senza cambiare il governo. Cioè che è stato evidenziato da molti commentatori è stato l’utilizzo della parola offensiva da Hollande durante il suo discorso. Il tempo dirà se sarà un’offensiva vincente o disperata.
Qui troverete il discorso, tradotto in Italiano, di Francois Hollande del 16 Maggio
[1] “Pacoccione è all’altezza?”, intitolava la prima pagina del settimanale “le point”. L’express andava più duro chiamando Hollande, “il signor debole”
[2] Monsieur petite blague è un soprannome dato da Arnaud Montebourg, esponente del partito socialista. Hollande era conosciuto all’interno del Ps per le sue battute bonarie.