Lo stato francese e quello italiano sono accumulati da molte cose, dalla cultura alla lingua neolatina. Si tratta di due democrazie liberali ma come abbiamo visto rimangono delle differenze sostanziali nei sistemi politici. Ma lo scopo di questo blog è, infatti, di capire questi sistemi e chiarire i punti in comune e le discordie che ci si sono tra due questi paesi vicini. Ovviamente, è impossibile fare una comparazione completa poiché bisogna tener conto di diversi fattori interni e/o esterni che hanno caratterizzato i due paesi oltre ai fattori esogeni che influiscono sempre di più nelle politiche degli stati.
La Francia esiste come stato dal Medioevo invece l’Italia come stato/nazione è relativamente più giovane. Già questo concetto potrebbe essere una spiegazione delle diversità dei sistemi politici che ci sono tra queste due nazioni. Da una parte il continuum francese, rinforzato da rivoluzioni e guerre violente, dall’altra la confusione italiana. Ma come ragionamento rimane relativo poiché altri stati più giovani dell’Italia hanno una stabilità politica maggiore. Ciò non toglie all’Italia il merito di possedere dal 1945 una delle costituzioni tra le più moderne e le più democratiche. Una legge fondamentale sociale che mira non solamente di ordinare la nazione ma si preoccupa soprattutto del bene della popolazione. Dall’altra parte troviamo invece una Costituzione che nasce solo per fini politici, giustificata in parte dalla crisi algerina e dalla confusione della quarta repubblica.
Agli occhi dei francesi l’Italia sembra la quarta repubblica dove regna un disordine e un’instabilità politica costante. La confusione all’italiana effettivamente esiste. Abbiamo visto che le ragioni di questa confusione sono in parte dovute a cause interne; leggi elettorali, ruolo dei partiti etc.. ma anche alla difficoltà di dimenticare l’eredità degli estremismi politici degli anni ’60 e ‘70. Invece per gli italiani, il sistema francese rimane un regime tutt’altro democratico. Il ruolo del presidente della repubblica come capo assoluto ricorda agli occhi degli italiani il fascismo.
Tuttavia questi ragionamenti nascono soprattutto da un’ignoranza delle specificità dei due paesi e quindi non sono assoluti. Infatti in Italia, dopo la crisi di tangentopoli nasce l’idea di passare ad un regime semi presidenziale alla francese. Ricordiamo che il primo ministro in Italia non ha un potere verticale molto forte e il Presidente è un garante, anche se ha qualche potere in casi particolari.
L’idea di mettere in opera un “Cesarismo francese”[1] è appoggiata soprattutto dalla destra moderata e ad ogni momento viene fuori con maggiore convinzione come unico modo di uscire dall’impasse politica e dal multipartitismo italiano. Recentemente è stato Silvio Berlusconi a proporre di nuovo il cambio della costituzione ma il patriottismo costituzionale è ancora contrario ad ogni tipo di modifica del regime. Anche in Francia non tutti sono contenti della quinta repubblica ma il sistema francese sembra capace di tenere queste voci fuori dal coro, anche se ultimamente si parla sempre di più di una sesta repubblica. Si tratta, infatti, di un’associazione, guidata dal socialista Arnaud Montebourg che spinge verso il ritorno ad un regime parlamentare e verso una diminuzione dei poteri presidenziali.
Un’altra differenza sostanziale che abbiamo visto in questo blog e la democrazia interna dei partiti. In Italia le elezioni primarie sono diventate un dogma della democrazia interna dei partiti, certo bisogna subito dire che resta una priorità della sinistra, però in Francia queste consultazioni restano ancora embrionali.
La globalizzazione ha cercato direttamente di uniformizzare i sistemi economici e indirettamente i sistemi politici. Di conseguenza molte scelte politiche avvengono a fini economici. La crisi economica degli ultimi cinque anni ha sconvolto il sistema politico in Italia. Come abbiamo durante l’ultima legislatura in Italia, la crisi economica ha fatto rinunciare a colui che l’aveva cominciata, Silvio Berlusconi a favore di un governo tecnico guidato da Mario Monti. Il governo dei tecnici è stata un esperienza difficile da assorbire poiché la politica di risanamento e di rigore proposta da Monti non è stata accettata dagli italiani è il risultato delle elezioni anticipate di febbraio l’hanno dimostrato. Queste elezioni però non hanno contribuito alla formazione di un nuovo governo[2]. Infatti, ciò che ha sconvolto l’Italia e l’Europa è il successo del movimento populista “Cinque Stelle” di Beppe Grillo che al momento tiene con fiato sospeso tutti. Anche in Francia, uno dei motivi della sconfitta di Sarkozy è stata anche la crisi europea. In un parte dell’opinione pubblica Sarkozy e passato come un vassallo di Angela Merkel e incapace di dare voce agli interessi della Francia. Però il nuovo presidente e la nuova legislatura ha messo in atto anche essa una politica poco favorevole alla crescita e ciò che mette al repentaglio sempre di più la popolarità di François Hollande è proprio la disoccupazione dilagante in Francia.