Europe, mon amour

Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso…e pubblica il falso, diceva Mark Twain. Aggiungiamoci anche che il giornalista spesso che pubblica quello che pubblica qualcun altro oppure quello che gli pare a lui o qualcun’altro. Sembra una buona sintesi di quello che è successo a molti giornalisti, editorialisti, corrispondenti, illustri e non, in Italia negli ultimi giorni sulle elezioni amministrative in Francia.

Da domenica sera fino in questo momento, e si andrà avanti fino la domenica prossima, quando si svolgeranno i ballottaggi che decideranno i nuovi amministratori locali francesi, per gli italiani il Fronte Nazionale ha vinto le elezioni amministrative. Non siamo delirando neppure troppo esagerando. Per il nostro paese, il partito populista (ex-razzista?) abbastanza omofobo e xenofobo e, per quello che ci s’interessa, anti –europeista, guidato da Marine Le Pen, ha avuto un successo eccezionale nelle ultime elezioni.

Secondo fonti del Ministero dell’Interno Francese, la destra UMP ha ottenuto il 46,44% delle preferenze, il primo turno, il partito socialista 38,20% e le liste del Fronte Nazionale hanno ottenuto il 4.70% e non hanno presentato delle liste in tutta Francia.

Dicono di guardare i numeri per giudicare. Ora se questi numeri confondono, comunichiamo delle informazioni che i mass media italiani potevano recuperare in ogni sito d’informazione oppure in siti istituzionali francesi. Solamente in un vecchio comune di minatori nel nord della Francia si è scelto un sindaco del Fronte Nazionale. Henin- Baumont conta all’incirca 26,000 abitanti.

La prima notizia è che mai un sindaco di FN è stato eletto al primo turno. La seconda notizia è che il fronte nazionale è in vantaggio nel primo turno in molte località come Perpignan 120000 e Beziers 72 000 abitanti. Si tratta delle uniche medie – grandi località, dove il partito di Marine Le Pen ha un discreto vantaggio. Il resto si tratta di piccole comunità o piccolissime città. Parliamo sempre di ballottaggio quindi non vittoria.

Molte sono le spiegazioni per questo discreto successo del Fronte Nazionale, tutte validi. Innanzitutto l’impopolarità storica del presidente François Hollande, e di conseguenza della sinistra. Un’astensione paurosa. Su dieci francesi, quattro non sono andati a votare. Ed infine, lo sgretolamento del Fronte Repubblicano, ovvero l’alleanza tra destra e sinistra repubblicana ogni volta che bisognava affrontare un candidato del FN durante una tornante elettorale. Ricordiamo in questo caso l’elezione presidenziale del 2002, quando il partito socialista invitò i propri elettori a votare Jacques Chirac nel ballottaggio drammatico contro Jean Marie Le Pen.  La fine del fronte repubblicano arriva nel 2011, quando Nicolas Sarkozy, nel pieno tentativo di conquistare gli elettori del FN, estremizzando il proprio partito UMP impose il né…né. Cioè in caso di ballottaggio non si vota né il PS né il FN.

Ora, bisogna ammettere l’allarmismo di molti media ed istituzioni italiane o europee su questo exploit dell’estrema destra anti europeista in Francia. Per di più questa ondata blu ( vague blue) arriva poco prima delle elezioni europee, dove il fronte nazionale ha sempre avuto degli ottimi risultati vigendo per queste elezioni un sistema proporzionale puro.

front-national-310x413Tutti quelli che hanno a cuore l’Europa hanno avuto tutto il tempo necessario (almeno 3 anni, da quando Jean Marie Le Pen ha lasciato le redini del FN a sua figlia) per capire la pericolosità di questo partito populista e per prendere le misure necessarie per combatterlo. Bastava vedere lo score di Marine Le Pen durante le presidenziali del 2012. Ma si è scelto di restare fermo ed aspettare, trovandosi adesso in pieno allarme e gridando disperazione. Non bisogna sorprendersi del discreto successo del FN alle amministrative e di quello che sarà alle europee, lì si che ci sara da preoccuparsi. Non bisogna sorprendersi dell’antieuropeismo (che cos’è l’europeismo?)francese. Ormai non bisogna più sorprendersi neppure della palude europea, sempre più puzzolente nel suo seccarsi.

 

 

Così è ( se vi pare)

Il venerdì 21 marzo 2014 sarà ricordato come una delle date più importanti della politica francese degli ultimi tempi. Dopo quasi due anni di silenzio assordante, l’ex presidente Nicolas Sarkozy irrompe direttamente sulla scena politica. Dalle pagine del quotidiano “Le Figaro” (sempre schierato da quella destra moderata, non sempre favorevole Sarkozy, specialmente nelle ultime elezioni) l’ex presidente lancia un’invettiva brutale nei confronti della magistratura francese e delle istituzioni della repubblica Francese.  “Quello che voglio dire ai francesi” è il nome del discorso pubblicato sulle pagine de Le Figaro e si può anche leggere integralmente sulla pagina facebook di Sarkozy.

Dopo aver fatto una disamina veloce del periodo attuale, Sarkozy sferra un attacco frontale alla magistratura e a certi media, senza tanti giri di parole. “Anche oggi, tutti quelli che mi vogliono chiamare al telefono devono sapere che saranno ascoltati. Avete capito bene. Non si tratta di un estratto del bellissimo film “la vita degli altri” sulla germania dell’est et le attività della stasi. Non si tratta di qualche manovra di qualche dittatore nel mondo contro i suoi oppositori. Si tratta della Francia.”

Da quando ha perso le elezioni presidenziali del Maggio 2012, Nicolas Sarkozy era sparito fisicamente dalla scena politica reale. Non era mai apparso in televisione e no ha mai rilasciato delle dichiarazioni o commenti su tutto quello che è successo dal fatidico 6 maggio di due anni fà. Eppure ci sarebbero tanti fatti da discutere sulla Francia su altri argomenti (a cominciare dall’austerity europea iniziata con l’avvallo del binomio Merkel – Sarkozy). Ci sarebbe anche il partito UMP, fondato dallo stesso Sarkozy, che si trova in una crisi di rappresentazione dovuta fondamentalmente alla faida interna Fillon – Copé.

Sarkozy è stato l’uomo della rottura. Quello che rompeva con i cannoni classici e conservativi della politica francese, l’uomo nuovo, della nuova comunicazione politica, l’uomo del marketing politico (tutti termini sconosciuti o ripudiati in Francia prima del 2006). Anche se l’esposizione mediatica è svanita, nell’opinione pubblica francese la figura di Sarkozy  è mitizzata, tant’è che vedere Sarkozy nel concerto di sua moglie diventa una apparizione ufficiale e un passo verso il rientro in politica. E’ vero che le “apparizioni di Sarkozy” nei concerti di Carla Bruni sono diventate sempre più numerosi così come gli off [1], però questa volta si tratta di un vero ritorno. Ma perché questo nascondersi?

 I dolori del giovane Sarkò.

       Dopo la disfatta del 6 Maggio, Sarkozy dichiarò di ritirarsi dall’attività politica dedicandosi al suo vecchio mestiere di avvocato nel suo feudo Neuilly sur Seine. E’ prassi che un presidente della Quinta Repubblica si ritiri dalla vita politica dopo una disfatta alle presidenziali. E’ successo con tutti i presidenti che erano in carica prima di ogni elezioni di ritirarsi dopo la sconfitta. L’unico obbligo per un presidente uscente è di far parte del consiglio costituzionale.

Tuttavia, la sparizione immediata dalle scene di una giovane figura carismatica, come quella di Sarkozy, ha lasciato delle perplessità nell’opinione pubblica. Neanche il tempo di concedersi una vacanza, l’ex presidente si trova indagato in una vicenda che tratta in ballo addirittura il colonello Gheddafi. Sarkozy è accusato di aver ricevuto verso la fine del suo mandato di ministro degli interni dei versamenti occulti dalla Libia di Gheddafi per finanziare la sua campagna elettorale del 2007. I finanziamenti arrivavano a Sarkozy mediante l’aiuto di un uomo d’affari franco-libanese Ziad Takkiedine e di un collaboratore e futuro ministro degli interni durante il quinquennio di Sarkozy, Claude Guéant. Un altro affaire molto sentito che coinvolge direttamente Sarkozy è la vicenda Bettancourt. Nicolas Sarkozy e altri esponenti dell’UMP, secondo l’accusa, avrebbero convinto Liliane Bettancourt, l’ereditiera della l’Oreal, a versare delle somme ingenti di denaro per finanziare la campagna elettorale del 2007. L’inchiesta è stata aperta nel 2010 ma fu archiviata per essere riaperta nel 2012 dal tribunale di Bordeaux. Ci sono altre inchieste aperte contro Sarkozy, come quella di aver fatto pressione sul suo ministro del tesoro Christine Lagarde in una procedura di arbitrato andata poi a favore dell’uomo d’affari francese Bernard Tapie, vicino a Sarkozy.

Il marsigliese Bernard Tapie è stato a cavallo degli anni ’80 e ’90 un personaggio molto picaresco del mondo politico francese. Nasce come grande imprenditore e cerca in ogni modo  di sfondare anche in politica, prima a sinistra poi a destra. Acquista anche l’Olympique Marsiglia e lo fa diventare 4 volte campione della Francia rivaleggiando a l’epoca contro l’invincibile Milan di Cappello ( battuto in finale della coppa campioni nel ‘93) del cavaliere Silvio Berlusconi. Un po’ per la sua sfacciatezza, irruenza, ricchezza e problemi giudiziari Bernard Tapie è spesso paragonato a Berlusconi nel paese d’oltralpe. Però un nuovo Berlusconi pare stia per nascere in Francia. Non è più Bernard Tapie ma il suo amico Nicolas Sarkozy.

 Il sarkoscunismo e l’antisarkoscunismo.

La lettera di Sarkozy pubblicata sul Figaro ha creato subito delle reazioni forti sia a destra sia a sinistra dello schacchiere politico francese. Molti esponenti della sinistra hanno bollato come vittimista ingiustificato l’atteggiamento di Sarkozy. Il ministro del lavoro, Michel Sapin, intervenendo sulla questione ha dichiarato di vedere nell’atteggiamento di Sarkozy un ” un colpo di stato verbale contro le istituzioni alla Berlusconi”.

Ora, un po’ per la grandeur dei francesi nei confronti di tutto ciò che è esterno ai confini dell’esagono, (usiamo un francesismo per non usare un stereotipo contro gli transalpini)  un po’ per la fama all’estero che ha l’ex primo ministro italiano, dare del Berlusconi in Francia ad un politico è forse la più grande offesa che si possa usare. Buona parte dell“opinione pubblica” francese ha già cominciato a fare una comparazione frettolosa tra Sarkozy e Berlusconi, vedendo nell’ex presidente della repubblica un Berlusconi francese. sarko berlusca

Una fitta schiera di sarkozisti di vecchia data si sono riuniti al grido disperato del loro vecchio capo (Henri Guaino).

Giornalisti di sinistra cominciano ad indicare una vicinanza tra Berlusconi e Sarkozy da molto tempo. In verità i due non si sono mai amati. Sappiamo che Sarkozy è stato uno degli avvocati di Berlusconi ai tempi della Tele 5 (l’unica scommessa sulla televisione persa da Berlusconi) e che l’ha trascurato definitivamente per cercare di stabilire un legame più forte con la Germania all’inizio della crisi della zona euro.  Opinionisti di destra che paragonano gli ultimi anni della politica francese con l’Italia del dopo ’92. Infatti per il politologo Thomas Guénolé, Hollande è una specie di Romano Prodi perché ha vinto le prime primarie pubbliche, il Fronte Nazionale all’AN per la sua capacità di cambiare target elettorale e gli scandali politici-giudiziarie all’inchiesta “mani pulite”.

E’ vero ci sono delle analogie ma si tratta di analogie esteriori, di superficie. Senza criticare il pensiero di Guénolé possiamo solo dire che Sarkozy non è mai stato condannato in nessun grado. Al momento è stato assolto dalla corte d’appello di Bordeaux per quanto riguarda la vicenda Bettancourt. Certamente, Nicolas Sarkozy con il suo intervento, ha avuto senza dubbio un atteggiamento simile al Berlusconi degli ultimi anni ma non ha mai usato tutto l’apparato mediatico che un Berlusconi può utilizzare. Non ha mai rifiutato le decisioni di un giudice, non essendo mai stato giudicato. Denuncia un’aggressività della magistratura nei confronti della sua figura ma non la mette in discussione. Non ha mai parlato di persecuzione nei suoi confronti e se lo ha fatto è stato in modo indiretto e molto più « elegante » di un video girato nel suo ufficio e distribuito in tutte le tv.

Il Berlusconismo è stato e lo è un movimento che per molti motivi, che sarebbero interessanti  da sviluppare, ha luogo solo in Italia.  Nicolas Sarkozy, per il solo modo d’imporsi nell’opinione pubblica francese (essenzialmente presenza constante nei mass media) è diventato una novità assoluta nella vecchia repubblica francese, la quale si era abituata benissimo ai modi di Mitterrand di concepire la politica. Non vi è mai stato in Francia un imprenditore capace di vincere le elezioni con i mezzi della comunicazione e i mezzi finanziari di Berlusconi. La Francia conservatrice ha accettato Sarkozy ma lo ha liquidato molto velocemente. In Italia Berlusconi fa il buono e il cattivo tempo da 20 anni. Fare del sarkozismo un berlusconismo è semplicemente comodo per quelli che producono opinione pubblica. Quelli che la costruiscono tramite sondaggi (chi è quel sondaggista che non poserà ai francesi la questione se gradiscono il ritorno di Sarkò in politica?), ci sono anche quelli che la dividono come succede in questo caso.

A 48 ore dalle elezioni amministrative in Francia (domenica si vota in quasi tutta la Francia per scegliere i nuovi sindaci), l’intervento di Sarkozy è facile da interpretare. Inoltre è un passo decisivo verso un suo rientro in politica per candidarsi alle presidenziali dell 2018. Al momento non si sa come, ma scommettere adesso sulla sua candidatura non corrisponde necessariamente ad una grande vincita.

  


[1] Off in francese è un termine che nel linguaggio giornalistico significa una confessione di qualcuno d’importante (soprattutto un politico) ad un giornalista, una soffiata.