Niente di nuovo sul fronte nazionale

“Sisma in Francia!” titolano i giornali di tutto il mondo all’indomani delle elezioni europee del 25 Maggio. “Choc” è la parola più usata dalla classe politica francese e dall’opinione pubblica. Choccante era il viso di Manuel Valls in un intervento registrato subito dopo i risultati. Sembrava che piangesse o che fosse uscito da una rissa andata male, ma forse il trucco era fatto male oppure la qualità del video era scarsa. Infine, “vergogna!” è la sentenza di coloro che hanno immaginato un colpo di reni da parte di quelli che credono ancora nell’Europa (talvolta veramente, talvolta per detto dire, talvolta perché è sempre bello credere in un’utopia).

Dopo i festeggiamenti del FN e i soliti riti post – risultato ( ad esempio la richiesta delle dimissioni del governo e lo scioglimento delle camere) si passa all’analisi politica per capire come mai la Francia ha fatto diventare un partito xenofobo, antieuropeista e razzista prima forza politica del paese.A cos’è dovuto questo terremoto?

In queste ventiquattro ore sappiamo già tutto e ne sapremmo di più nei mesi e nei prossimi anni con pubblicazioni e articoli che spiegheranno per filo e per segno questo “incidente”.

In primis, il tasso elevatissimo di astensione. Poi la divisione della destra repubblicana tra copeisti, fillonisti e sarkozisti. Infine, la caduta libera della sinistra, dovuta all’operato, per niente esaltante, di Francois Hollande. I numeri preferiamo lasciarli agli altri, a quelli che riescono a cambiarli sia prima o che dopo le elezioni secondo i propri interessi. Tra le cause di questo trionfo di Marine le Pen, si aggiungono il suo discorso antieuropeo e la tematica anti – immigrazione che ha infiammato la Francia accendendo le simpatie verso la figlia di Jean Marie Le Pen. Mettiamoci anche il cambiamento del partito stesso. Ora l’FN non è più un partito anti sistema. E’ una partito moderno, sta dentro al sistema e si abitua facilmente. Non vuole essere più estremista. La sua ideologia è ancora fuori ma pian piano sta entrando nel sistema politico. D’altronde, dal 2007 il partito di centrodestra UMP, cerca di assimilare questa ideologia ma non le viene facilmente. La destra gollista non può essere xenofoba ma potrebbe attirare le simpatie della classe operaia la quale, dopo la caduta del muro di Berlino, non è più di sinistra. Almeno nel continente europeo.

Ma queste sono delle spiegazioni politiche. Si tratta di ragionamenti razionali e logici ma sempre politici. Ma la politica è una prostituta. Anche una prostituta ragiona con dei criteri qualitativi e quantitativi per attirare il proprio cliente e avere il proprio interesse e se lo perde sa che prima o poi tornerà, basta trovare un metodo. 95244070

La questione è più profonda dello score di FN, che è già stato relativizzato. Nell’opinione pubblica francese, già si evidenzia la differenza di voti tra Jean Marie le Pen del 2002 e il risultato di Marine le Pen di domenica scorsa. Il padre nel primo turno aveva preso più voti. Ma l’opinione pubblica non contestualizza. Se contestualizzasse, non sarebbe più opinione pubblica, cioè effimera. La questione è più profonda e forse i francesi se ne sono resi conto. In Francia le idee di Marine Le Pen piacciono un po’ a tutti, chi le dimostra direttamente votandola chi le dimostra astenendosi, chi ha troppo pudore o troppo paura di uscire da una situazione di disagio oppure di anestesia.

L’anti europeismo è sempre stato uno stato d’animo presente nei francesi. Più che anti europeismo è una sorta d’ignoranza volontaria dei francesi verso l’Europa e tutto ciò che non è francese. Per i francesi l’Europa non c’è, non serve. Non è come in Francia.

L’Europa dei popoli, della pace, l’adozione da parte della UE della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino sono poco rilevanti agli occhi dei francesi.

Ci sarebbe Jacques Delors, uomo politico francese e un presidente di Commissione rivoluzionario. Rivoluzionario perché le politiche di austerità e la moneta unica nascono con la commissione Delors nella metà degli anni ’80 non con la crisi dei subprime. Il liberismo della Thatcher era già presente in una parte della sinistra europea molto prima di Tony Blair. E poi la PAC, che dà tanti soldi ma non si sa che fine fanno poiché gli agricoltori francesi sono sempre incavolati. Infine, l’asse Parigi – Berlino, ma loro ( i tedeschi) sono sempre stati più forti. Resterebbe quindi solo il ricordo storico del padre fondatore Robert Schumann come unico riferimento positivo dell’Unione Europea.

Jean Luc Mélénchon, candidato del fronte di sinistra, con il suo programma di estrema sinistra proponeva i stessi punti del FN, ma si è fermato al 4%. Perché? E’ lui stesso che lo spiega, subito dopo i risultati, che in Francia i criteri sociali sono stati sostituiti da dei criteri etnici.

I criteri etnici di cui parla l’antagonista di Marine Le Pen esistono da almeno 40 anni in Francia. Etnico per il genere umano è una bruttissima parola, tanto quanto la parola razza. Però da quando le persone provenienti dalle ex colonie cominciarono a stabilirsi definitivamente in Francia esiste una questione immigrazione ovvero etnica per il FN. Ora siamo alla seconda e terza generazione e non si tratta più di semplice immigrazione, però rimane un tema ancora di attualità. D’altronde esiste come in tutta Europa (la Francia è il terzo paese che accoglie più immigrati dopo Inghilterra e Spagna) e si è accentuata moltissimo con i disordini della Primavera araba. L’immigrazione è un argomento molto considerevole e  fa molto comodo in campagne elettorali. Ma l’immigrazione porta con sé altre tematiche sociali, integrazione, assimilazione, convivenza, xenophobia etc etc… razzismo?

La Francia è un paese che ha una popolazione dove su 10 persone 7 hanno almeno una origine straniera. Tanto inchiostro è stato buttato sull’immigrazione, sui maghrebini, sull’integrazione, la laicità e l’accoglienza del popolo francese verso gli stranieri. Ma lo choc del giorno dopo le elezioni rimane. Lo stesso choc delle presidenziali del 2002. Come lo choc delle rivolte nelle banlieu del 2005. Le rivolte nelle banlieu ci sono sempre state ad intervalli irregolari ma forti, da almeno il 1983. Eppure dopo 40 anni un arab rimane un arab, l’immigrazione è pericolosa e toglie il lavoro ai francesi. La Francia deve restare ai francesi e dobbiamo dire no a quell’europa che permette a tutti di mouversi liberamente.

La Francia sembra un malato in stato vegetativo e i francesi sono dei sedati, che qualche volta si svegliano grazie a degli choc, per poi riaddormentarsi tenendo un mezzo occhio aperto per quelle medicine utili per respirare nell’agonia: le 35 ore lavorative, il salario minimo, champagne/ fois gras, la baguette a 90 centesimi e i sussidi di disoccupazione subito dopo i sei mesi di attività . Per tutto il resto, tendono ad utilizzare con una elegante ed ostentata indifferenza il moto “on s’en fout”, almeno fino al prossimo choc.

 

 

 

Senza conoscere i risultati finali, noi sappiamo che il PPE è in vantaggio ed io ho il diritto legittimo di diventare il prossimo presidente della commissione europea”- dichiarava qualche minuto dopo il candidato della PPE Jean Claude Junker con quella arroganza tipica di Bruxelles che ha contribuito alla nascita dei populismi in tutta Europa e che ha cresciuto il sentimento antieuropeo dei popoli del vecchio continente in quest’ultimo ventennio e che continua ancora a crescere in questo momento.

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